dall’omonimo romanzo di Rocco Carbone
Con
Domenico Cucinotta, Renata Falcone, Mariapia Rizzo, adattamento e regia, Basilio Musolino
scenografia, disegno luci e costumi
Aldo Zucco
“Libera i miei nemici”, tratto dall’omonimo romanzo di Rocco Carbone pubblicato da Mondadori, ci riporta agli anni del terrorismo e, sopratutto, ci fa vivere quelli più attuali dell’irrisolto problema del “dopo”. Il momento degli scontri, degli attentati, degli omicidi non ha trovato una linea unitaria da parte delle istituzioni. Si è preferito lasciare che gli avvenimenti accadessero senza interferenze da parte del legislatore, fatto che ha creato dei vuoti nella ricostruzione storica complessiva degli anni di piombo. Vuoti che oggi sono pagine nere nella memoria di un’intera nazione.
Irriducibili, collaboratori, pentiti. Qualcuno ha scontato la sua pena, altri la scontano in questi anni, altri ancora non hanno ancora cominciato a pagare per i reati commessi. C’è chi ha beneficiato di sconti e chi, in nome dei propri ideali, non ha voluto avviare, con lo Stato, nessuna trattativa.
In un contesto così contorto si inserisce la storia di Lorenzo, redattore presso la casa editrice di un dizionario enciclopedico che, come attività di volontariato, tiene dei corsi di italiano alle detenute di un carcere femminile. La sua vita sembra scorrere senza alcun sussulto fino a quando riesce ad incontrare, dopo molte insistenze, una detenuta del braccio di massima sicurezza, Lucia.
Dal primo incontro e dall’inquietante presenza di un terzo personaggio, Francesca, nasce l’intreccio dello spettacolo che raggiunge il culmine e la soluzione soltanto nelle scene finali. Ma, come nella realtà, sembra che niente si risolva.
Il terrorismo e il carcere danno l’opportunità di raccontare tre storie, tre vite molto diverse tra loro.
Lorenzo, Francesca e Lucia sono stati tre ragazzi con la passione per la politica, ma sono le loro emozioni ad essere protagoniste dello spettacolo. Emozioni forti che nascono da episodi sconvolgenti, scelte coraggiose o forse folli.
Lo spettacolo si sviluppa utilizzando il linguaggio cinematografico del flashback in un rimando temporale continuo delle vicende raccontate, che abbracciano un arco di circa venti anni.